COSA ASPETTARSI DAL NUOVO GOVERNO…


La-crisi-europea-Come previsto, le elezioni in Italia si sono chiuse in uno scenario di sostanziale ingovernabilità.

Da quello che si può capire, nessuna delle parti presenti in parlamento al momento ha una chiara visione della realtà che abbiamo di fronte.

Va bene la proposta di Beppe Grillo legata alla trasparenza nella politica ed alla fine dei privilegi della casta, ma non penso che questo sia l’unico problema.

Tutti i nostri principali indicatori economici sono negativi e di certo non è attraverso una maggiore trasparenza che si può ridare fiato a un sistema economico immobile.

L’attenzione è posta sul nuovo Presidente del Consiglio come guida per un Paese allo sbando e si ricerca in questa figura un punto di partenza per il rilancio del Paese; ma abbiamo una persona in grado di reggere tale onere?

Ma soprattutto, cosa aspettarsi dal nuovo Governo? Diamo uno sguardo a cosa succede oltre i nostri confini nazionali e confrontiamoci col resto d’Europa.

Di sicuro, c’è una differenza sostanziale nell’approccio al rigore ed alle politiche espansive. Oggi, il rigore imposto non ha raggiunto i risultati sperati. Anche in Inghilterra, una politica centralizzata sul taglio del deficit con un contenimento dei costi, sta fallendo miseramente poiché il Paese ancora non riesce ad uscire completamente dalla crisi.

Stessa cosa guardando alla linea politico-economica che la Germania pretende dai paesi europei; anche qui stiamo assistendo ad un fallimento senza precedenti dove il rigore imposto sui Bilanci degli stati è causa di una crisi sociale visibile e reale nei paesi soggetti:

  • Grecia: il costo (improponibile) imposto a fronte delle varie iniezioni di liquidità, è sfociato in un assalto a banche e negozi. Logicamente a queste notizie non viene data molta visibilità, poiché renderebbero palese che la crisi non è affatto finita e, anzi, ne è cominciata un’altra ben più evidente. Il solo Paese ad aver tratto benefici dal piano di finanziamento proposto è la Germania: le banche tedesche erano il principale acquirente dei titoli Greci perché riuscivano a trarne notevoli profitti. Oggi viene dichiarato che il Paese è sulla rotta giusta e che il finanziamento ha salvato l’Europa dalla catastrofe;
  • Spagna e del Portogallo: qui il dato allarmante è costituito dal livello di disoccupazione, pari a quasi un terzo della popolazione. In Spagna, nonostante il rifinanziamento del sistema bancario, non si vedono segni di ripresa. Anche in questo caso, il rigore tedesco impone che gli aiuti di stato siano finalizzati al risanamento, ma come questi paesi si possano risanare se un terzo della popolazione non ha denaro per vivere rimane un mistero.
  • Cipro: ultima gravissima vicenda, il prelievo forzoso su tutti i conti correnti, risparmi compresi, per racimolare 10 miliardi di Euro. La ragione di questa imposizione sarebbe legata al fatto che il Paese deve dare un segnale chiaro di accettazione del rigore per meritarsi questi aiuti. Tutto sarebbe legato all’incapacità del sistema di essere sia solvibile che liquido. A mio parere, sono tutte semplici lotte di potere: Cipro fra due anni metterà a regime il principale gasdotto d’Europa. Un giacimento con queste risorse non rappresenta una garanzia valida? Non sarà mica che si vuole mettere in difficoltà il paese per mettere le mani su tale enorme risorsa? Il prelievo forzoso sui conti correnti potrebbe costituire un precedente molto pericoloso.

Se guardiamo invece agli approcci legati alla ripresa mediante il rilancio della Spesa Pubblica, fattore che in periodi di recessione è possibile solo attraverso iniezioni di liquidità, vediamo che gli indicatori economici sono in ripresa e che, grazie ad una maggiore base imponibile e maggiore occupazione, si può contenere il Deficit e tagliare il Debito Pubblico.

Non voglio essere ripetitivo, ma se gli Stati Uniti, affogati da una recessione che sembrava non finire mai, avessero seguito l’ esempio del rigore europeo, dove si sarebbero trovati oggi?

Di sicuro, senza iniezione di liquidità nel sistema non ci sarebbe stato spazio per fare ripartire il Paese, visto che le banche americane, come del resto quelle europee, erano esposte nei mercati finanziari e pertanto non avrebbero avuto la forza di far ripartire l’economia, creando una spirale recessiva ancora più forte di quella vissuta.

Questo non è accaduto perché gli Stati Uniti hanno seguito calcoli reali: un sistema in crisi, per riprendersi, deve essere aiutato con gli strumenti necessari per partire come regole chiare, liquidità e una chiara visione politica.

Oggi lo scenario europeo rispecchia una situazione totalmente contraria a quella descritta: ci vorrebbe una chiara ammissione di fallimento poichè una moneta, da sola, non è uno strumento di politica economica non può condizionare le scelte economiche dei Paesi.

Ci era stato promesso che con l’avvento dell’Euro avremmo avuto un quadro economico caratterizzato da :

  • Meno inflazione, grazie a una moneta forte;
  • Minor costo del debito pubblico sostenuto dalla bassa inflazione con conseguente minor costo del denaro;
  • Maggiore forza commerciale dell’Europa nei mercati extra UE.

Insomma, ci avevano promesso un nuovo sistema, scaturito da 30 anni di boom economico. Qualcosa si è inceppata ed invece di un’accelerazione della crescita stiamo vivendo un declino vero e proprio.

Gli strumenti adottati stanno fallendo e si rende necessario un forte cambio di rotta attraverso:

  • Cambio del ruolo della Banca Centrale
  • Possibilità dei paesi di finanziare la crescita.

Dal mio punto di vista, questi sono i primi passi per far ripartire un sistema senza via d’uscita; bisogna avere il coraggio di affrontare la Germania ed i suoi partner facendo presente che la povertà sta aumentando e che la soluzione alla crisi non può essere raggiunta attraverso le politiche adottate fino ad ora. Le decisioni prese stanno andando palesemente contro la visione di un’Europa comune, basata sulla coesione sociale.

Tornando al nostro Paese, bisognerebbe sperare in un nuovo leader capace di guardare oltre berlusconismo e vecchie ideologie, dirigendosi nelle istituzioni europee e pretendendo una netta inversione di rotta: questa crisi si risolve solo attraverso una politica europea e non nazionalista.

Informazioni su Dott. Ferdinando Fusaro

Nel 2011 ho creato Tax & Advise con altri ex colleghi. In qualità di consulente fiscale fornisco consulenza su problematiche di tipo legale in cui gli imprenditori internazionali possono imbattersi durante l'internazionalizzazione di un business, soprattutto in relazione alla legislazione italiana ed alle regole imposte dalle autorità fiscali nazionali dei paesi coinvolti. Ho una laurea di primo grado in Economia e Commercio, una laurea di secondo e di terzo grado in contabilità aziendale ed una seconda laurea specialistica in finanza internazionale conseguita presso la European School of Economics. I miei studi e la mia esperienza mi consentono di risolvere le problematiche finanziarie e legali delle aziende italiane. Parlo perfettamente inglese e italiano.

Pubblicato il marzo 19, 2013, in Crisi, Europa, Italia/UK, politica, Politica Italiana, Ripresa economica con tag , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

Lascia un commento