Archivi categoria: Italia/UK

COSA ASPETTARSI DAL NUOVO GOVERNO…


La-crisi-europea-Come previsto, le elezioni in Italia si sono chiuse in uno scenario di sostanziale ingovernabilità.

Da quello che si può capire, nessuna delle parti presenti in parlamento al momento ha una chiara visione della realtà che abbiamo di fronte.

Va bene la proposta di Beppe Grillo legata alla trasparenza nella politica ed alla fine dei privilegi della casta, ma non penso che questo sia l’unico problema.

Tutti i nostri principali indicatori economici sono negativi e di certo non è attraverso una maggiore trasparenza che si può ridare fiato a un sistema economico immobile.

L’attenzione è posta sul nuovo Presidente del Consiglio come guida per un Paese allo sbando e si ricerca in questa figura un punto di partenza per il rilancio del Paese; ma abbiamo una persona in grado di reggere tale onere?

Ma soprattutto, cosa aspettarsi dal nuovo Governo? Diamo uno sguardo a cosa succede oltre i nostri confini nazionali e confrontiamoci col resto d’Europa.

Di sicuro, c’è una differenza sostanziale nell’approccio al rigore ed alle politiche espansive. Oggi, il rigore imposto non ha raggiunto i risultati sperati. Anche in Inghilterra, una politica centralizzata sul taglio del deficit con un contenimento dei costi, sta fallendo miseramente poiché il Paese ancora non riesce ad uscire completamente dalla crisi.

Stessa cosa guardando alla linea politico-economica che la Germania pretende dai paesi europei; anche qui stiamo assistendo ad un fallimento senza precedenti dove il rigore imposto sui Bilanci degli stati è causa di una crisi sociale visibile e reale nei paesi soggetti:

  • Grecia: il costo (improponibile) imposto a fronte delle varie iniezioni di liquidità, è sfociato in un assalto a banche e negozi. Logicamente a queste notizie non viene data molta visibilità, poiché renderebbero palese che la crisi non è affatto finita e, anzi, ne è cominciata un’altra ben più evidente. Il solo Paese ad aver tratto benefici dal piano di finanziamento proposto è la Germania: le banche tedesche erano il principale acquirente dei titoli Greci perché riuscivano a trarne notevoli profitti. Oggi viene dichiarato che il Paese è sulla rotta giusta e che il finanziamento ha salvato l’Europa dalla catastrofe;
  • Spagna e del Portogallo: qui il dato allarmante è costituito dal livello di disoccupazione, pari a quasi un terzo della popolazione. In Spagna, nonostante il rifinanziamento del sistema bancario, non si vedono segni di ripresa. Anche in questo caso, il rigore tedesco impone che gli aiuti di stato siano finalizzati al risanamento, ma come questi paesi si possano risanare se un terzo della popolazione non ha denaro per vivere rimane un mistero.
  • Cipro: ultima gravissima vicenda, il prelievo forzoso su tutti i conti correnti, risparmi compresi, per racimolare 10 miliardi di Euro. La ragione di questa imposizione sarebbe legata al fatto che il Paese deve dare un segnale chiaro di accettazione del rigore per meritarsi questi aiuti. Tutto sarebbe legato all’incapacità del sistema di essere sia solvibile che liquido. A mio parere, sono tutte semplici lotte di potere: Cipro fra due anni metterà a regime il principale gasdotto d’Europa. Un giacimento con queste risorse non rappresenta una garanzia valida? Non sarà mica che si vuole mettere in difficoltà il paese per mettere le mani su tale enorme risorsa? Il prelievo forzoso sui conti correnti potrebbe costituire un precedente molto pericoloso.

Se guardiamo invece agli approcci legati alla ripresa mediante il rilancio della Spesa Pubblica, fattore che in periodi di recessione è possibile solo attraverso iniezioni di liquidità, vediamo che gli indicatori economici sono in ripresa e che, grazie ad una maggiore base imponibile e maggiore occupazione, si può contenere il Deficit e tagliare il Debito Pubblico.

Non voglio essere ripetitivo, ma se gli Stati Uniti, affogati da una recessione che sembrava non finire mai, avessero seguito l’ esempio del rigore europeo, dove si sarebbero trovati oggi?

Di sicuro, senza iniezione di liquidità nel sistema non ci sarebbe stato spazio per fare ripartire il Paese, visto che le banche americane, come del resto quelle europee, erano esposte nei mercati finanziari e pertanto non avrebbero avuto la forza di far ripartire l’economia, creando una spirale recessiva ancora più forte di quella vissuta.

Questo non è accaduto perché gli Stati Uniti hanno seguito calcoli reali: un sistema in crisi, per riprendersi, deve essere aiutato con gli strumenti necessari per partire come regole chiare, liquidità e una chiara visione politica.

Oggi lo scenario europeo rispecchia una situazione totalmente contraria a quella descritta: ci vorrebbe una chiara ammissione di fallimento poichè una moneta, da sola, non è uno strumento di politica economica non può condizionare le scelte economiche dei Paesi.

Ci era stato promesso che con l’avvento dell’Euro avremmo avuto un quadro economico caratterizzato da :

  • Meno inflazione, grazie a una moneta forte;
  • Minor costo del debito pubblico sostenuto dalla bassa inflazione con conseguente minor costo del denaro;
  • Maggiore forza commerciale dell’Europa nei mercati extra UE.

Insomma, ci avevano promesso un nuovo sistema, scaturito da 30 anni di boom economico. Qualcosa si è inceppata ed invece di un’accelerazione della crescita stiamo vivendo un declino vero e proprio.

Gli strumenti adottati stanno fallendo e si rende necessario un forte cambio di rotta attraverso:

  • Cambio del ruolo della Banca Centrale
  • Possibilità dei paesi di finanziare la crescita.

Dal mio punto di vista, questi sono i primi passi per far ripartire un sistema senza via d’uscita; bisogna avere il coraggio di affrontare la Germania ed i suoi partner facendo presente che la povertà sta aumentando e che la soluzione alla crisi non può essere raggiunta attraverso le politiche adottate fino ad ora. Le decisioni prese stanno andando palesemente contro la visione di un’Europa comune, basata sulla coesione sociale.

Tornando al nostro Paese, bisognerebbe sperare in un nuovo leader capace di guardare oltre berlusconismo e vecchie ideologie, dirigendosi nelle istituzioni europee e pretendendo una netta inversione di rotta: questa crisi si risolve solo attraverso una politica europea e non nazionalista.

VERSO UN FUTURO INCERTO…


incertezzaPassata l’euforia dell’accordo raggiunto sulla Grecia, cerchiamo di capire concretamente a cosa ha portato l’accordo in questione.

Di certo è stata riscontrata una riduzione dell’esposizione debitoria complessiva e si è arrivati ad un Haircut/Default Pilotato che, celato dietro brindisi, flash e sospiri di sollievo, rappresenta il più grosso fallimento pilotato della storia.

Mediante il raggiungimento dell’accordo con i creditori, è stata raggiunta una riduzione del debito della Grecia pari al 53,5%.

L’Europa ha mentito dicendo che uno scenario del genere sarebbe stato apocalittico o catastrofico, per poi trovarsi a festeggiare dopo due anni, affermando che siamo di fronte ad un “grande traguardo”.

Ma a questo punto nasce spontanea una domanda: cosa sarebbe successo se questa decisione fosse stata presa 2 anni fa?

Di certo la Grecia non avrebbe dovuto fare i conti con una crescita continua ed esagerata del deficit interno e degli spread che hanno impattato pesantemente sul debito pubblico, facendolo crescere del 50% negli ultimi 2 anni.

Tuttavia, questo non è l’unico aspetto da considerare. Sono stati imposti vincoli pesantissimi alla Grecia, che avrebbero dovuto produrre risultati comunque troppo marginali rispetto ai numeri in gioco (una per tutte, l’ultima imposizione di tagli per 350 milioni di Euro che ha dato vita alle rivolte dell’ultimo periodo)

Potremmo allora chiederci: a chi sono serviti questi passaggi totalmente inutili? Era necessario “dare una lezione” ai greci?

Certamente non si poteva far finta di nulla davanti ad un modello di gestione della cosa pubblica che ha portato la Grecia a generare un sistema al di sopra delle possibilità del proprio tessuto produttivo.

Ma questo risultato mette in evidenza la scarsa forza e concretezza delle istituzioni europee nella gestione di una situazione critica.

Pensiamo ai continui meeting e alle varie dinamiche guidate dalla voglia di primeggiare di alcuni stati europei. Il risultato finale è stato l’allungamento delle tempistiche, contro una soluzione più vicina, efficace e immediata.

Queste dinamiche stanno anche portando nuove tensioni principalmente in due paesi: Spagna e Portogallo.

La situazione del Portogallo presenta caratteristiche molto simili al contesto greco. Gli istituti lusitani, stanno prendendo in prestito circa 48 miliardi di Euro sfruttando i programmi a breve termine della BCE, denaro che non proviene né dalle LTRO, né da prestiti dalla Banca Centrale portoghese. Una bella cifra a fronte dei numeri delle principali banche del Paese:

  • Banco Espirito Santo: market cap di 2,3 miliardi di Euro e assets totali per 80 miliardi;

  • Banco Comercial Portugues: 1,2 miliardi di Euro di market cap e asset totali per 94 miliardi;

  • Banco BPI: market cap di 0,5 miliardi di Euro e assets totali per 43 miliardi;

  • Banif: market cap di 0,2 miliardi di Euro e assets per 16 miliardi di euro.

Le quattro più grandi banche portoghesi possiedono un totale di 4,2 miliardi di market cap e 233 miliardi in assets. Essendo questi istituti gli unici beneficiari dei 48 miliardi in prestito della BCE, il 20% del loro finanziamento è direttamente legato a programmi dell’Eurotower, LTRO escluso.

Uno scenario decisamente già visto a cui si unisce il fatto che, come per la Grecia, la BCE detiene molti bonds lusitani acquistati attraverso il programma SMP. Tali bonds viaggiano a prezzi scontati rispetto al valore facciale, pur essendo per la maggior parte denominati in diritto lusitano e non inglese. Esattamente come per la Grecia dello scorso Agosto, oggi il bond decennale lusitano prezza circa 50 centesimi e paga un rendimento del 13 per cento e, proprio come per le banche greche, quelle lusitane sopravvivono grazie ai prestiti della BCE (e forse della propria Banca Centrale attraverso l’ELA, sempre legati alla BCE).

La Spagna invece si trova nel seguente scenario:

  • Rapporto Deficit/PIL 8,5%

  • Tasso di disoccupazione quasi al 30%

  • PIL in fase recessiva

Inoltre, il Primo Ministro spagnolo ha dichiarato di non volere accettare le condizioni imposte dal Fiscal Impact, in cui gli si impone di ridurre il Deficit entro fine anno ad un rapporto pari al 4,8%.

La scelta viene giustificata dicendo che tale imposizione rappresenterebbe una violazione della sovranità nazionale e pertanto si sostiene che in un momento di recessione non sia possibile fare leva sui tagli interni, pena l’impossibilità di implementare azioni atte a favorire la ripresa.

Possiamo quindi individuare una situazione generale poco rassicurante:

  • Scenario macroeconomico pessimo

  • Borse ai massimi, basta guardare Wall Street

  • In alcuni Paesi, tipo Italia in piena recessione, gli spread scendono a valori costanti.

Considerando ciò, cosa pensare? Che senso ha imporre i vincoli del Fiscal Impact in un momento di piena recessione? Come si pensa di sostenere una ripresa economica se non si ha la possibilità di poterla alimentare attraverso fonti di finanziamento disponibili?

Di certo l’Europa deve rivedere il suo stato sociale, aumentare la produttività e riprendere politiche di investimento; ricorrendo a politiche repressive nate da poca lungimiranza non si potrà mai attivare un meccanismo di ripresa esponenziale.

L’esperienza della Grecia ci insegna che una presa di coscienza immediata dello status economico non può fare altro che apportare vantaggi in termini di programmazione strategica per la ripresa. Nel caso della Grecia vediamo:

  • Meno debito pubblico, poiché il contenimento del deficit causa minori interessi sul debito stesso

  • Lo spread resta a valori stabili poiché i debiti sono garantiti dalle istituzioni sovranazionali

  • Il deficit non sale perché i costi del debito saranno mantenuti grazie all’azione sullo spread.

Le esperienze passate possono aiutare a trovare soluzioni ai problemi presenti, evitando un impatto troppo marcato sulla popolazione. Aggiungerei che se guardassimo alla situazione di alcuni altri paesi, potremmo trovare spunti interessanti per superare le debolezze europee: come fanno Stati Uniti e Giappone a superare i loro problemi in tempi di crisi, pur avendo in bilancio debiti pubblici più grossi in valore assoluto?

La risposta risiede nel ruolo della Banca Centrale e nella sua capacità di produrre moneta, riducendo le tensioni sulla domanda dei titoli di debito pubblico e quindi sugli spread.

Tutto questo in Europa non avviene, si preferisce riconoscere alla nostra Banca Centrale una funzione che non va oltre la vigilanza sull’inflazione, a cui si aggiunge di recente la possibilità di prestare denaro agli istituti bancari a tassi agevolati.

Se vogliamo che l’Europa acquisisca nuovamente credibilità e stabilità, i passi da percorrere devono portarci verso:

  • Controllo maggiore del Debito Pubblico Europeo/Bond Europei

  • Ruolo da Banca Centrale reale della BCE.

Se l’Europa continuasse a non percepire questi due obiettivi come indispensabili, il tasso di instabilità sarebbe l’unico fattore destinato a crescere

NUBI SUL FUTURO


incertezza-europa greciaNegli ultimi giorni, i giornali ed i media si sono concentrati molto sul discorso Grecia: il Parlamento ha deciso di accettare le condizioni imposte dall’Europa, consentendo lo sblocco di nuovi fondi per evitare una crisi di liquidità che il Paese avrebbe dovuto affrontare in data 15 Marzo, giorno in cui è fissata la scadenza del debito dello stato greco verso i creditori, ovvero le banche.

Ecco una breve analisi dello scenario economico e finanziario:

  • Valore del Debito Pubblico pari a 300 miliardi di Euro

  • Rapporto tra Debito e Prodotto Interno Lordo pari al 140%

  • PIL testimone di recessione, poiché risulta essere -4,0%

Questi sono dati importanti, tuttavia non sono gli unici da analizzare: c’è da dire che la Grecia paga un premio del 30% sui suoi titoli decennali; per ogni Euro di debito, la Grecia dovrà ripagarne 1,3. Nell’economia reale, tali cifre ci porterebbero a dire che il soggetto in questione è indubbiamente in fallimento, senza alcuna possibilità di ripresa.

Aggiungiamo a tale scenario le nuove misure imposte dall’Europa, obbligatorie per lo sblocco dei nuovi aiuti finanziari e rendiamoci conto che, per molti versi, il tutto sembra una grossa presa in giro.

Come può un paese tecnicamente fallito riuscire a sopravvivere, soprattutto se alla sua popolazione vengono tolti i mezzi per sostenersi?

E’ assurdo scaricare sui cittadini le colpe di una gestione dello stato scellerata, specialmente quando, negli anni precedenti, i vari organismi europei che oggi additano il paese non avevano preso alcuna posizione sulle politiche clientelari sostenute dalla Grecia che oggi hanno sortito il loro effetto.

Non è stato implementato alcun intervento, si è lasciato fare ed oggi si mette in ginocchio una popolazione che, anche con il nuovo finanziamento, non riceverà nessun beneficio, neanche in termini di prospettiva di crescita: tale denaro servirà a ripagare le banche tedesche e francesi (che hanno in portafoglio più o meno 90 miliardi di Euro), veri attori delle dinamiche responsabili della situazione attuale.

La cornice è allarmante, ma le maggiori preoccupazioni risiedono nel fatto che, in questi anni, le classi politiche europee hanno sostenuto il sistema facendo ricorso a politiche di indebitamento non efficienti. Testimone di ciò, quello che avviene in Italia: il Bel Paese giustifica il debito con la volontà di sostenere investimenti e sviluppo, ma poi tutto finisce in sprechi e nulla di fatto.

Questa politica, o meglio questa assenza di politica, ha portato negli anni vari scompensi, sostenuti dalla continua evoluzione dei mercati finanziari.

Oggi si guarda alle imprese come uniche entità in grado di produrre del profitto, profitto che dovrà essere girato in favore degli azionisti.

Da questa nuova logica scaturiscono fenomeni ricorrenti:

  • Delocalizzazione produttiva delle grandi imprese

  • Distribuzione di profitti da parte delle stesse in favore dei soci

  • Riduzione della forza lavoro nei paesi di origine con effetti sulle classi medie.

I casi sono molteplici, basti guardare al settore dell’elettronica; tutto viene delocalizzato verso Est. Riduzione dei costi e flessibilità del lavoro stanno alla base di questa migrazione verso il sol levante. Ma guardando all’ultima inchiesta del New York Times sulla Foxtone, scopriamo che tale “flessibilità” è data da nuove forme di schiavismo che portano a creare, anche ad Est, nuove povertà; le classi lavorative non vengono remunerate in misura tale da potersi permettere un naturale innalzamento sociale.

Dall’altro lato l’Europa, per controbattere alla crisi e mettersi in pari, corre in forma sciolta e disunita:

  • L’Italia si concentra sull’evasione fiscale e sugli scontrini senza pensare che, se non si rende il sistema flessibile e competitivo in breve tempo, si rischia l’implosione del sistema stesso. Mi associo alle parole del Governatore della Banca D’Italia, che invita i banchieri a fare il loro mestiere, aiutando lo sviluppo delle imprese e non solo facendo gli operatori di borsa;

  • La Francia si concentra sulla Tobin Tax, dimenticandosi che le transazioni nei mercati sono globalizzate e che pertanto un’introduzione di un’imposta di questa portata, se non negoziata su scala globale, non può che danneggiare il tessuto economico europeo;

  • La Germania cerca assiduamente di imporre il proprio rigore, tralasciando il fatto che se il ruolo della Banca Centrale Europea non cambierà presto, lo scenario diventerà insostenibile: oggi la Banca Centrale Europea è l’unica Banca Centrale al Mondo a non pter acquistare debito sovrano. Ciò rende la moneta unica debole ed i vari paesi sotto scacco continuo delle agenzie di rating

Lo scenario è incerto, gli aiuti sembrano ancora in stand-by e la Grecia risulta non essere credibile nei suoi progetti di riforma.

Domanda da un miliardo di Dollari: cosa fare?

Ho espresso più volte il mio parere e ritengo che un default pilotato, negoziando con le banche una perdita accettabile, rappresenti l’unico scenario per porre fine ad una situazione che presenta aspetti profondi e complicati.

Spero che si parta con proposte sensate per favorire dei cambiamenti reali (una fra tutte, l’idea del Governatore Draghi di abolire i giudizi delle agenzie di rating sugli stati sovrani, per evitare turbolenze e incertezze nei mercati) e che, non parlando più di quella finanza che ultimamente riempie le agende politiche, si ponga l’accento su crescita e sviluppo, pensando alla tutela di determinati tessuti economici e sociali che oggi, le logica della finanza stessa, ha portato ai margini.

LIBERALIZZAZIONI: OBBLIGATORIO FARE DI PIU’


liberalizzazioni-professioniCon il nuovo decreto varato dal Governo italiano, si apre la strada delle liberalizzazioni, argomento molto dibattuto ultimamente sui media.

Obiettivo del Governo, è quello di liberalizzare i mercati per una maggiore concorrenza in diversi settori, allo scopo di facilitare crescita del PIL e riduzione dei costi in capo agli utenti finali.

E’ stata toccata la situazione di molti lavoratori (tassisti, farmacisti, distributori di carburante, professionisti) e di vari settori dell’economia (trasporti, energia). Per stimolare la crescita, qualcosa è stata fatta anche in merito alla costituzione di nuove imprese Srl, ma solo per imprenditori di età inferiore ai 35 anni.

I cambiamenti pianificati, si indirizzano chiaramente all’apertura dei mercati, fornendo spazio concorrenziale in diversi settori e la possibilità di godere di una scelta per la fornitura di alcuni beni e servizi. A tal proposito, è stato scritto molto sui giornali e non vorrei rischiare di essere ripetitivo.

La domanda fondamentale che mi pongo in questo post è: basteranno queste azioni per fare ripartire il Bel Paese?

Leggendo alcuni commenti rilasciati dall’esecutivo, ho appreso con stupore che vengono previsti con certezza:

  • Aumento dei salari reali del 12%

  • Aumento dei consumi dell’8%

  • Aumento del PIL dell’11%

Tali previsioni sembrano provenire da uno dei governi politici di vecchio stampo ed hanno un amaro retrogusto di pura propaganda.

Non è certamente attraverso il via libera a farmacie, negozi e taxi che si rilancia un paese, “vecchio” per natura del sistema intrinseco che lo sorregge (..o non lo sorregge..)

Molte persone, tra cui il sottoscritto, si aspettavano interventi in qualche altro settore:

  • Banche

  • Lavoro/Pensioni

Parlando del sistema bancario, il Presidente del Consiglio, da Banchiere esperto, dovrebbe condividere con noi il motivo per cui le banche italiane, dopo avere acquistato denaro dalla BCE, non riversano fondi nell’economia reale per agevolare la ripresa del Paese, anziché investire in Titoli di Stato.

Morale, si compra il denaro all’1% e lo si investe in titoli di stato al 7%. Dall’altra parte, vengono bloccati i crediti in favore di privati e piccole e medie imprese; diventa quasi impossibile per i giovani acquistare casa facendo ricorso a un mutuo, visto che ormai le banche sono arrivate a chiedere fino al 40% di anticipo.

Come si intende favorire una ripresa se proprio chi dovrebbe dare la spinta iniziale si preoccupa solo del suo conto economico?

Le banche, oltre al ruolo di agente economico, hanno anche una missione sociale. Ritengo doveroso affrontare questo punto e bisogna effettuare una netta distinzione tra banche di consumo e banche di investimento; non è più tollerabile che le banche italiane si nascondano sotto una maschera di banca tradizionale, quando non lo sono più.

Obbligando ad un utilizzo maggiore dei servizi bancari miranto alla tracciabilità, dovrebbe essere cura e obbligo del governo un ulteriore controllo sulla gestione dei costi che i cittadini dovranno affrontare. Neanche l’ombra di un’azione efficace.

Le imprese ed il Paese hanno bisogno che tutto ciò venga rettificato, oltre al fatto che sarebbe anche ora che lo Stato inizi a pagare i debiti nei confronti degli imprenditori.

Per quel che concerne il settore lavoro, il Paese ha bisogno di arrivare a una rimodulazione totale; non è più l’era dei contratti collettivi nazionali, ma è diventato obbligatorio l’uso di contratti localizzati, che inglobino anche un sistema meritocratico di retribuzione basato sulle performance, usando criteri di efficienza sensati e diversi per ogni settore. Questo certamente andrebbe a incrementare la produttività e l’efficienza delle imprese, alzando conseguentemente il PIL.

Bisognerebbe mettere un attimo da parte i sindacati e l’articolo 18, ormai diventato anacronistico. Berlusconi cercò di mettere la questione in piazza qualche tempo fa, ma tutto si arenò dopo gli accordi bunker con i sindacati siglati da Fini e Bersani.

Sarebbe anche ora di sviluppare un sistema di previdenza complementare vera, in cui un lavoratore, invece che versare parte della sua busta paga (più del 40%) all’INPS (inefficiente) possa decidere autonomamente se:

  • Versare per previdenza integrativa, favorendo una piena deducibilità fiscale;

  • Usare questo denaro come fondo personale per i momenti di difficoltà.

Per quel che riguarda le pensioni, i conti proprio non tornano e si dovrebbe far presente a tutti i cittadini che le pensioni a 70 anni non reggono più:

  • Si lavora per 35 anni

  • Si versa annualmente un 30-40% di quanto si guadagna

  • Si ha un’aspettativa di vita di altri 10 anni dopo la pensione

In pratica, non potendo trasferire a terzi il saldo dovuto della pensione a seguito dei contributi versati, se un contribuente muore, lo Stato si impossessa SENZA DIRITTO di denaro che non è suo. Se questo è un sistema equo….

Ribadisco che il sistema anglosassone, in questo, garantirebbe un’amministrazione più equa, poiché lascerebbe ognuno libero di gestire come meglio crede la propria situazione salariale e pensionistica. I lavoratori godrebbero di maggiore liquidità, scegliendo autonomamente la propria pensione e, in caso di scomparsa del pensionato, il denaro potrà essere reindirizzato al coniuge o ai parenti.

Non ci si deve nascondere dietro il mercato finanziario, soprattutto quando siamo un paese tecnicamente fallito da questo punto di vista. L’INPS viene definito come il garante dei lavoratori, quando proprio l’inefficienza di gestione di INPS e INPDAP hanno portato alla situazione attuale.

Per una ripresa economica efficace, c’è bisogno di maggiori risorse e più efficienza. Risulta vitale separare le aree operative delle banche, favorire le assunzioni con un occhio alla produttività (quella vera..) e permettere ai lavoratori una vita migliore e più semplice.

La liberalizzazione attesa e necessaria non riguarda l’apertura di un negozio, ma la possibilità di essere padroni del proprio destino in un futuro che, nonostante più taxi e farmacie, nessuno vede roseo.

PROPOSITI PER IL 2012


Buoni-propositi-fiscali 2012Iniziamo questo nuovo anno cercando di analizzare la situazione economica moderna, definendo le azioni dovute per consentire la tanto sospirata inversione di rotta dei trend del mercato internazionale. Tale miglioramento ancora non sembra essere in vista.

Molte volte, su questo blog è stato sottolineato che la crisi ha una dimensione internazionale per cui non è possibile trovare una via d’uscita senza coinvolgere una politica condivisa a livello Europeo.

Dall’Europa ancora non si ricevono risposte e come al solito la situazione è capeggiata da Francia e Germania. L’Italia viene gradualmente coinvolta, ma ancora non vengono prese decisioni comuni poiché ogni leader pensa più a portare acqua al proprio mulino, piuttosto che ad impegnarsi in politiche di ripresa a lungo termine per tutta la comunità internazionale.

Francia e Germania sono fortemente divise: chi pensa all’introduzione folle della Tobin Tax (la Francia) che, se implementata, comporterebbe il crollo della piazza finanziaria europea; chi insiste sul rigore nelle politiche fiscali come requisito obbligatorio per poter ricevere il sostegno dell’Unione Europea.

Tutti si dimenticano di analizzare il cuore del problema.

Come ha ribadito il Ministro / ex banchiere Passera, l’Europa non sta agendo con velocità e fermezza; incertezza e confusione dilagano poiché non esiste una guida politica che esprima una comunione di intenti ed azioni da intraprendere.

A questo punto sarebbe interessante guardare alle politiche interne di ogni paese, per verificare che ognuno sia attrezzato, aggiornato e reattivo rispetto allo scenario attuale.

Non è una novità. Il nostro Paese in primis risulta sospeso in una nube di mancate riforme, un sistema arretrato che protegge i privilegi della casta con una pressione fiscale da cui ha origine la “fuga” di contribuenti ed imprese verso mete più competitive.

La creazione del Governo attuale è stata giustificata dai livelli di Spread, salito alle stelle a causa della bassa credibilità del paese. Purtroppo la situazione è sotto gli occhi di tutti: lo Spread non è cambiato e la nuova Finanziaria testimonia chiaramente una fase di recessione.

Ora si parla di “fase 2” per rilanciare il paese e nuove norme dovrebbero dare una spinta al nostro sistema. Ma direi che il terrorismo fiscale profuso dai giornali non è una via adeguata per combattere l’evasione. Si incentiva un’associazione di idee piuttosto estrema e pericolosa: macchina di lusso = evasione. Il sistema tuttavia non viene cambiato, barattando un’efficienza gestionale reale dello Stato con la mera illusione di perseguire lo scopo inasprendo le pene e criminalizzando i contribuenti.

E’ stato ribadito più volte che la via per ridurre almeno un aspetto dell’evasione fiscale, non è l’inasprimento delle pene, ma l’aumento dei benefici sullo sgravo dei consumi. Esempio lampante, i sistemi anglosassoni, in cui si può dedurre dalla tassazione quasi tutto. Penso che sia una strada molto più efficace dell’uso degli agenti in incognito che hanno assassinato il turismo di Cortina durante gli ultimi mesi…

Viviamo in un paese in cui uno stenografo della Camera percepisce più di un monarca. E nonostante la consapevolezza che molti tagli alla spesa pubblica debbano essere fatti, non succede ancora nulla. Lo stesso Presidente del Consiglio si giustifica dicendo che i tagli in Parlamento sono una competenza del Parlamento. La situazione è a dir poco ridicola.

Cosa dovrebbe fare questo Governo per stimolare una ripresa concreta dal Paese?

Di certo dovrebbe adottare quelle misure attese da anni, seguendo le stesse dinamiche che altre aziende (la FIAT) hanno seguito.

Dimenticando le lacrime del Ministro Fornero, in Italia si dovrebbe iniziare a parlare di meritocrazia e produttività: chi vale di più DEVE essere premiato, lasciando da parte l’incidenza dei sindacati e dei loro accordi collettivi che ormai ritengo da Medioevo.

I contratti dovrebbero essere fatti localmente, riconoscendo che un lavoratore più capace e produttivo deve percepire un salario maggiore dei suoi pari meno produttivi. Inoltre dovrebbe essere logico il licenziamento nel caso in cui un’impresa venga danneggiata dal comportamento di un dipendente e non la reintegrazione come avvenuto ai 2 operai di Mirafiori.

Non è un pensiero schiavista o fascista, ma le mie affermazioni si basano su esempi concreti: qui in Inghilterra i contratti a tempo indeterminato sono molto diffusi, ma esiste anche la possibilità di essere licenziati se ritenuti improduttivi e allo stesso modo di essere premiati sulla base di maggiore produttività. L’effetto finale è la comunione tra interesse privato di ogni dipendente ed interesse dell’azienda; tutti lavorano per lo stesso scopo.

In Italia, l’unica promessa è una pensione a 70 anni, dopo aver lavorato almeno per 35 anni. Perché non si da al lavoratore il diritto di usare come meglio crede i propri soldi? Di nuovo, guardando al sistema anglosassone, il datore di lavoro versa un contributo minimo per la pensione sociale dei dipendenti. Ogni dipendente può decidere di percepire un importo lordo, facendo del proprio denaro quello che vuole. Se parte di quel denaro viene versato in un fondo pensione, è anche fiscalmente deducibile al 100%.

Tuttavia, la farraginosità dei contratti di lavoro non è l’unica ragione per cui il sistema risulta ingessato. A mio parere si dovrebbe agire anche sul tessuto imprenditoriale. Almeno per quel poco che ne rimane. Si dovrebbe:

  • Parlare di politiche energetiche, occasioni di business non indifferenti;

  • Tutelare il made in Italy nel lusso, o almeno le poche aziende che non sono state ancora regalate ai francesi;

  • Investire nel turismo in modo concreto, non solo attraverso i siti Internet. Basta paragonare l’Aeroporto di Roma Fiumicino a quello di una qualsiasi capitale europea…

  • Favorire l’internazionalizzazione delle aziende italiane: la qualità italiana ha una domanda enorme, ma sono poche le aziende che forniscono il mercato estero;

  • Rafforzare le infrastrutture, facendo delle questioni relative alla Salerno – Reggio Calabria e alla TAV solo un brutto ricordo;

  • Favorire i professionisti attraverso la possibilità di creare società che possano fornire più servizi con tariffe inferiori;

  • Collegare le Università alle imprese in modo efficace, erogando borse di studio e favorendo progetti volti all’innovazione.

La lista potrebbe continuare all’infinito, ma è inutile continuare finché non verranno gettate almeno le basi per costruire un futuro migliore. Sono curioso e resto in impaziente attesa degli sviluppi; potremo commentarli insieme.

LA VERA CRISI ITALIANA


crisi-italianaFinito il G20, constatiamo i risultati del summit a mio avviso abbastanza deludenti: tutti i temi legati a mitigare incertezze e difficoltà non sono stati affrontati, ma ancora rimandati all’incontro successivo.

Vorrei concentrare l’attenzione sulla situazione del nostro Paese. Per orgoglio dobbiamo ricordare qualche punto, slegati dalla politica:

  1. Siamo e restiamo una potenza economica mondiale
  2. I nostri fondamenti economici sono più stabili di altri paesi, tra cui la Francia. Vorrei ricordare che il Presidente Sarkozy farebbe meglio a guardare prima in casa propria e soprattutto a:
  • Deficit
  • Crescita del Pil
  • Esposizione del sistema bancario rispetto alla crisi

Lasciando da parte questi fattori certi, di cui ogni italiano dovrebbe essere consapevole, cerchiamo di valutare l´impasse in cui ci si ritrova.

Ormai è chiaro, Berlusconi ha fallito. Tutto quello di cui il Paese aveva bisogno, non è stato fatto. Al momento del suo insediamento, gli italiani gli avevano affidato una maggioranza disarmante che doveva essere usata per ristrutturare il nostro paese partendo dal basso attraverso:

  • Una vera e propria riforma dell’architettura istituzionale dello stato, attraverso una riduzione del numero dei parlamentari, l’obbligo del vincolo di mandato, la cessazione del bicameralismo perfetto e l’introduzione del senato federale;
  • Riforma fiscale, mediante l’eliminazione dei grovigli di imposte che uccidono l’economia e che danno vita al fuggi fuggi dei contribuenti in un gioco di ruolo tra lo Stato che deve incassare e il cittadino/impresa che dovrebbe dichiarare e pagare;
  • Riforma organica della Giustizia con una vera e propria separazione delle carriere tra Giudice e PM, con un occhio alle tempistiche procedurali;
  • Riforma del lavoro, eliminando i contratti collettivi e stabilendo il principio dei contratti di area, in modo tale da favorire lo sviluppo;
  • Maggiore controllo sulle professioni, cercando di contrastare i vari protettorati familiari che esistono in tutti i campi, ma sono l’emblema della carriera politica.

Certo la lista potrebbe essere molto lunga, ma fermiamoci a quelli che reputo più importanti e indispensabili.

Il vero problema la ricerca di una figura in grado di guidarci in un mare di incompetenza e opportunismo.

La situazione moderna è paradossale: la classe dirigente, che ha spinto per il ritiro di Berlusconi dal proprio incarico (seppur per motivi molto validi), è formata dalle stesse persone che da tempo immemorabile occupano i banchi delle camere, a Destra o a Sinistra che sia.

Condivido appieno la dichiarazione di Diego Della Valle di qualche giorno fa: “Il problema non è accettare o meno una patrimoniale, ma chi e come la utilizzerà”.

Oggi, quale proposta politica è in grado di far ripartire il Paese? Io direi nessuno, i personaggi che ambiscono alla poltrona sono tutti responsabili del groviglio di sprechi e inefficienza che sta rovinando l’Italia.

Viene chiesta la solita riforma delle pensioni come soluzione a tutti i mali, portando le nuove generazioni a versare contributi a tempo “indeterminato” che non torneranno mai nelle loro tasche, quando dall’altra parte i nostri rappresentanti politici a tutti i livelli si passano vitalizi esenti appena raggiunto un mandato.

Per non parlare degli sprechi a tutti i livelli: enti inutili, opere inutili, consulenze inutili, etc etc.

Gli scenari da portare alla luce sono tantissimi, ma si corre il rischio di essere ripetitivi; si susseguono sempre le stesse situazioni kafkiane che generano enorme rabbia e frustrazione, soprattutto quando si vive in UK, un paese in cui i cittadini hanno una percezione molto più limpida del ruolo dello stato che impone alla politica di considerare il proprio lavoro un servizio alla collettività. In Italia, essere in Parlamento vuol dire avere un posto di lavoro ben pagato e a tempo indeterminato (quanti anni dura la permanenza in Parlamento di ogni “Onorevole”, nonostante cambi di leader e di governo?).

Questo è il vero dramma: dopo Berlusconi ci sarà il “nuovo”, legato in ogni caso al passato, rappresentato da tanti opportunisti che, come hanno fatto fino ad oggi, cercheranno di restare e galla favorendo assistenzialismo in ogni forma.

Ma quindi, come cambiare la situazione?

A mali estremi, estremi rimedi. Dovrebbe esserci una vera e propria rivoluzione con cui dire basta, ribellarsi quando la politica usa solo il tempo futuro senza sottolineare il passato, promettendo qualcosa che non verrà mai implementato e ricadendo nella solita demagogia. Dobbiamo affidarci a uomini nuovi con nuove idee. E’ necessario che chi è al potere faccia un passo indietro riconoscendo il fallimento. Senza questa presa di coscienza, ogni misura avrà impatto minimo e solo sul breve periodo; ogni piano “innovativo” ricadrà nella propaganda.

Bisognerebbe darsi una svegliata: anziché manifestare e lamentarsi della situazione, dovremmo suggerire nuove idee che possano dar vita ad un cambiamento reale.

La classe politica al momento non ha nessun interesse ad aprire tale dibattito; sarebbe un’ammissione di fallimento. E’ invece preferibile scaricare la colpa sugli altri per vincere le nuove elezioni…

Chiudo ricordando che i governi e la classe politica sono lo specchio di un paese. Vogliamo davvero mantenere l’immagine attuale in ambito internazionale??


UNO SPRECO DI NUMERI E PAROLE


tasse numeri e paroleSeguendo la realtà contemporanea degli avvenimenti in Italia, che leggiamo oggi che il nostro Governo ha varato per la seconda volta il pacchetto liberalizzazioni.

Questo prevede una modifica nella nostra Costituzione all’articolo 41 ed introduce il principio, largamente usato in Inghilterra, che ogni attività imprenditoriale è libera purché non sia esplicitamente contraria alla legge.

Ci sono due aspetti necessari da dovere sottolineare:

  • E’ necessaria una modifica della costituzione e pertanto, anche se ci troviamo di fronte a un’idea legittima, non sarà facile applicare immediatamente tale cambio poiché è obbligatorio il consenso di entrambi I lati del Parlamento. Pertanto è come se oggi fosse iniziata una partita a scacchi molto interessante, per gli appassionati, ma dal futuro incerto soprattutto alla luce di un parlamento che alla Camera è spaccato e che si confronta con una leadership politica sminuita da scandali di poco valore;

  • Viene riproposta un misura già introdotta. Testimone di ciò un articolo pubblicato su questo Blog meno di un anno fa, in Giugno 2010, dal titolo “Idee per il Rilancio”. Alla fine e’ successo ciò che avevamo ipotizzato, ovvero tipica soluzione italiana: i decreti o e le leggi vengono soffocati dalla burocrazia interna al nostro apparato pubblico.

Non voglio criticare la misura, anzi darebbe slancio alla fase iniziale di un’impresa evitando lungaggini burocratiche. Dico solo che questa è una misura che viene riproposta perché la soluzione giuridica l’ultima volta non godeva della forza necessaria e ritengo allo stesso modo che in parlamento non vi siano i numeri e la volontà tali da volere realmente riformare un sistema obsoleto.

Altra questione ormai dannosa in Italia è relativa alla parte Fiscale. Il Governo, superate le feste ed i festini pensa ad una riforma Federale del sistema fiscale con l’intento di:

  • Avvicinare I cittadini allo Stato (in questo caso rappresentato in prima battuta dalle Regioni);

  • Aumentare l’interesse da parte delle Regioni nel controllo del territorio in tema di evasione fiscale.

Queste interessanti idee rientrano in una logica che comunque dovrà confrontarsi con una realtà in cui tutte le Regioni Italiane sono responsabili del grosso del Deficit che lo Stato produce. Pertanto questa Riforma sarebbe da rivedere soprattutto dal lato della gestione della Spesa, poiché fino ad oggi le Regioni non hanno dimostrato alcuna responsabilità.

In tutto questo viene anche da pensare che il Governo centrale non sia stato da meno e viene spontanea una piccola risata per non piangere su una situazione immobile.

A ciò si unisce l’Agenzia delle Entrate che al fine di tamponare il debito e la spesa, ormai arriva ad ipotizzare il reddito di tutti. Siamo arrivati all’assurdo con il rilascio dei documenti in merito ad alcuni acquisti.

Commentando ciò, non significa che sono a favore della evasione fiscale, le tasse sono un elemento di giustizia sociale, ma penso che basti guardare a questo report. Consiglio di andare a pg 99 per rendersi conto del carico fiscale delle imprese italiane e anche sulla parte lavorativa.

I numeri hanno un potere incredibile, sono crudi e non lasciano spazio alla libera interpretazione: la posizione dell’Italia su scala globale tassazione la n° 167 con tassazione delle imprese al 68,6% e quella personale al 43.4%.

Basta guardare gli altri Paesi Europei per respare stupefatti e vi invito vivamente a scorrere il report.

Ecco una domanda che sembra sorgere spontanea: come mai una tassazione così alta produce:

  • un deficit permanente?

  • servizi insufficienti?

  • insoddisfazione di imprese e lavoratori?

E’ chiaro che la evasione fiscale aggrava la situazione, ma lo Stato deve spiegare dove e come vengono dissipati gli enormi fondi testimoniati da questi dati numerici inconfutabili.

Invitando a leggere il già citato libro “La Casta”, uno spaccato della realtà dirigenziale Italiana, sottolineo che un cittadino Italiano percepisce il pagamento delle tasse come una vera e propria ingiustizia esclusivamente perché tale denaro sfocerà nell’improduttività e nell’inefficienza dei servizi comprati dallo Stato a caro prezzo. A questo punto, chi è responsabile dell’evasione fiscale?

Penso che ogni misura sia politica che operativa richieda e renda necessaria un’ operazione verità, in cui la burocrazia che blocca il nostro paese venga rimossa e magari vi sia un vero cambiamento non di simboli ma di idee.

E’ necessario e doveroso cambiare e invertire la rotta, pena la crescita della distanza tra i cittadini e lo Stato per cui vedremo sempre nuove statistiche in cui si parlerà di alta tassazione, ma anche di alta evasione, senza una chiara consapevolezza delle ragioni soggiacenti. La coercizione non ha mai prodotto e mai produrrà benefici palpabili e reali.

 

INDIETRO TUTTA


Indietro ItaliaOggi vorrei aprire una parentesi sul nostro Paese cercando, con l’ausilio degli articoli futuri, di fare un’attenta analisi sui problemi relativi alla nostra amata nazione, evitando tuttavia di cadere nel qualunquismo. Ciò che vorrei capire anche attraverso un contributo che spero arrivi dai vostri commenti, è se sia veramente possibile far aprire gli occhi sulla situazione attuale  a tutti i cittadini Italiani, per poi passare da una fase di sensibilizzazione a una fase di proposta attiva. Vorrei capire se stuzzicando un po’ la mente delle masse più o meno interessate si possa fare in modo che le riflessioni non sfocino solo in uno sfogo di insoddisfazione e scoraggiamento, ma anche nel palesamento di una reale voglia di cambiamanto.

Proverò ad individuare alcuni temi generali cercando di comparare l’Italia con altri paesi Europei vicini per cultura e posizione geografica, primo fra tutti l’Inghilterra, paese in cui oggi mi trovo a vivere e lavorare.

Da quello che leggo sui giornali e da ciò che i miei clienti Italiani mi comunicano, mi sembra di capire che le soluzioni presentate dalle attuali persone al potere non sembrano portare alla risoluzione dei problemi, ma il nostro paese rischia ogni giorno di più di trovarsi in una condizione di caduta libera inarrestabile.

E’ giusto e doveroso affibiare molte responsabilità al mondo Politico poichè per definizione esso rappresenta lo snodo principale attraverso cui veicolare il cambiamento da una società reale ricca di problemi e controsensi ad una situazione ideale in cui le questioni vengono risolte da chi viene eletto al potere per merito, carisma o competenze.

Ma dall’altra parte è quasi troppo facile delegare l’intera responsabilità ad un Mondo notoriamente corrotto e controverso. Noi cittadini (e nel “noi” includo anche il sottoscritto), presi spesso dalla paura di affrontare una sfida troppo difficile o comunque senza luce alla fine del tunnel, contornata dal pensiero costante riassunto egregiamente dalla frase “E chi me lo fa fare”, continuiamo a vivere la situazione passivamente ma perseverando nelle critiche non costruttive e nei discorsi da bar.

Ritengo che sia necessario darsi una mossa e riprenderci il nostro paese, il quale oggi è affidato ad una classe dirigente che per la maggior parte pensa solo ai propri interessi ossia a difendere le proprie poltrone (e l’uso del plurale non è casuale…). Quello che sto vedendo succedere nel nostro paese oggi fa credere di essere molto vicini a ciò che sta succedendo in Irlanda o ciò che è già successo in Grecia.

In un contesto economico che cambia a velocità stratosferica, la classe dirigente italiana:

  • Si poleverizza internamente per semplici lotte di potere, cosa che sta succedendo a Destra, dove pur di acquisire posizioni si è disposti a fare di tutto, ma senza avere nessuna idea innovatrice sul piano del lavoro oppure in campo economico. Basti pensare alla posizione di Fini dopo il suo intervento in relazione alla questione sollevata da Marchionne. Un leader moderno, ruolo a cui Fini ambisce, non può bypassare un problema come quello sollevato da Marchionne in tema di delocalizzazione dei contratti dicendo che la Fiat ha ricevuto tanto negli anni. A mio avviso, Fini dovrebbe capire che invece di tenere a bada i sindacati (diciamola tutta, per questioni di voto…) sarebbe necessario fare in modo che in un’ economia ormai globalizzata si devono introdurre elementi che possano fare in modo che le aziende si mantengano sul nostro territorio invece che scappare in paesi dove far crollare i propri costi di produzione e gestione.  Uno fra tutti, il caso Merloni; non è stato neanche accennato un intervento da destra o sinitstra per evitare il trasferimento della Merloni, che comunque continua ad essere un’ azienda Italiana a tutti gli effetti;
  • A sinistra…beh, cosa dire: alle prossime elezione si vogliono presentare sempre le stesse persone che hanno vinto e perso negli ultimi 20 Anni. Il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi ha cercato di spiegare al popolo di sinistra che se il Mondo sta cambiando  si rende necessario avere un diverso approccio; perchè un partito non si rinnova? Si è svolta una convention dal titolo “I rottamatori”. Inutile dire che tutto il gota della sinistra italiana NON ERA PRESENTE. Tanto anche se le elezioni si perdono, le persone in carica prima resteranno in carica anche dopo. E questo succede solo in Italia. Ricordo solo che Gordon Brown dopo aver perso ultime elezioni in Inghilterra non ha nessun incarico di partito. Ci rendiamo conto in che paradosso viviamo?

Mi fermo qua, non voglio sparare a zero e parlare di altri “leader”,  rischierei solo di annoiare che legge con discorsi fatti e rifatti e notizie già conosciute. Lascio ulteriori riflessioni ai mie prossimi articoli, sperando in qualche commento anche da parte vostra sui temi come:

  1. Organizzzazione dello stato
  2. Economia
  3. Lavoro
  4. Scuola
  5. Classe Dirigente

Spero tanto che questo commento provocatorio susciti un po’ di spirito di rivalsa e faccia sì che si riesca a pretendere un cambiamanto cercando di mettere in piazza nuove idee e soprattutto nuove persone.Al momento non intravedo alcuna via d’uscita che non sia particolarmente drastica, ma in ogni caso sperare non costa nulla.

AVIDITA’ O VERITA’


Wall StreetIn questi ultimi giorni mi sono ritrovato a leggere notizie che danno molto da riflettere per i messaggi intrinseci che portano.

Da un’ analisi della situazione internazionale si evince che:

–          Le istituzioni Internazionali, IMF e BCE, sono organismi sovranazionali che non riescono ad avere alcun potere decisionale;

–          I principali Istituti Finanziari, tipo City – JP Morgan, ecc…..- responsabili della crisi mondiale insieme a tanti altri presentano numeri in termini di risultati economici mai visti prima;

–          I Governi si trovano costretti ad affrontare una situazione economica e sociale al proprio interno caratterizzata da Alti Deficit Pubblici con Aumento del Tasso di disoccupazione.

Sulla base di quanto sopra riportato sembra doveroso effettuare alcuni ulteriori approfondimenti.

Prendiamo in considerazione questi Organi Sovranazionali che dovrebbero garantire Vigilanza ed Indipendenza in quello che dovrebbe essere un “Best Interest” collettivo. Questo principio avrebbe dovuto guidare i suddetti organi:

  • L’ IMF avrebbe dovut imporre due cose sullo scenario finanziario in termini di regolamentazione:

–          Un freno alla mancanza di trasparenza in merito all’uso degli hedge fund ed allo stesso modo una pretesa di maggiore Eticità nell’uso di questi. Il mercato deve avere una logica legata ai suoi fondamenti e non solo alle speculazioni. La voglia di potere porta a perdere di vista l’immagine reale ed il mercato viene trasformato in una sorta di casinò con molti soldi in ballo ma anche con tante persone assolutamente all’oscuro delle dinamiche soggiacenti.

Nulla fatto e nulla cambiato, siamo ancora allo stesso punto in cui i signori CEO pensano solo ai loro bonus con tutti e benefit collegati;

–          Un blocco o una migliore regolamentazione degli strumenti quali MBS e CBS, strumenti utilizzati nelle operazioni di Cartolarizzazione.

Nulla, anzi si continua a modificarne l’uso con dei meccanismi rivelati anche dal genio della finanza globale Alan Greespan il quale, in un’ intervista dichiarà: “Io sono in gamba in Matematica, però non riuscivo mai a capire come mai mettendo insieme degli strumenti con rating spazzatura si potesse avere un rating di prodotto strutturato di tipo AAA” . E’ possibile due uova marce producano una buona frittata?

  • La BCE, remore del risultato finale sfociato nella quasi Bancarotta della Grecia avrebbe dovuto alzare la voce respingendo le proposte dei Politici, la maggior parte dei quali non capiscono nulla di finanza o economia, sul patto di marmellata, fatto al fine di rendere più flessibili i criteri di sanzione nei confronti dei paesi Euopei che sforano i parametri di Mastricht. Non bisognerebbe permette di avere al contempo il controllo della dinamica della Spesa Pubblica e della gestione dei bilanci.

Risultato: il Presidente della BCE ha sottolineato l’inadeguatezza del patto, ma i governanti Europei, tutti fuori parametro, hanno detto che non spetta alla BCE Europea decidere la politica economica in Europa, ma ai governi che sono nominati dai cittadini.

Vediamo cos’ è successo nei bilanci delle principali banche che meno di 12 mesi fa viaggiavano sull’orlo della bancarotta. In tale periodo, nessuno dei strapagati esperti riusciva a spiegare come fosse stato possibille che in America si sia arrivati a un buco di 3 Trilioni di dollari; oggi si celebrano i migliori risultati mai visti nei loro bilanci.

Dimenticano che se non fosse stato per i soldi dei contribuenti, molti di loro sarebbero a spasso e dimenticano, e lo fanno anche i signori dei Media, di spiegare in modo chiaro che questi bilanci sono cosi entusiasmanti perchè sono stati fatti sparire dai documenti i titoli che creano perdita sul conto economico e rendono il valore dell’ azienda, in termini di Patrimonio Netto, vicino allo zero.

Ci vogliono fare credere che sono ritornati più bravi di prima e che pertanto meritano indipendenza nell’uso del denaro altrui, una regolamentazione non troppo severa in termini di controllo e soprattutto rilascio di bonus sempre con molti zeri.

In tutto questo la Politica come al solito scarica sui cittadini l’incapacità di decidere e regolamentare facendo credere che con i tagli nei posti di lavoro (previsti solo in Inghilterra 500.000 nel settore pubblico), o l’innalzamento dell’ età pensionabile, come previsto in Francia ma anche in molti altri Paesei Europei, si vadano a risolvere tutti i possibili problemi in termini di deficit e rilancio dell’ economia interna.

Queste però non sono politiche eque. In uno scenario internazionale, la crisi  non è stata di certo causata da variabili sociali, bensì da parametri legati a:

–          Avarizia

–          Eccesso di Potere

–          Mancanza di realismo

Sarebbe necessaria un’operazione di trasparenza e verità che però nessuno è interessato a mettere in atto perchè alla fine ognuno ha i propri scheletri nell’armadio.

In tutta risposta si programmano azioni Politiche teoricamente volte a garantire un futuro migliore, anche perchè il Mondo è in crisi globale e si finge che queste siano le uniche azioni praticabili, capaci di produrre risultati efficaci.

I nostri Politici dimostrano di non essere realisti e di non essere equi poichè si dimenticano di agire sulla causa di tutti i problemi ossia l’ incapacità di regolamentare i mercati finanziari e i meccanismi con cui si agisce sugli stessi, diventati veri e propri casinò. Mancano solo le escort e le spogliarelliste e si agisce con forme soft ma severe nei confronti della classe media la quale non puo fare lobby.

In mezzo a tutto questo gli organismi sovranazionali vengono tenuti in frigorifero sia dalla politica, che gli dice che non è loro compito decidere come agire, sia dalle stesse dinamiche dei mercati secondo le quali una regolamentazione non farà che bloccare l’economia. Questa è un’opinone condivisa degli stessi soggetti che guidavano le corporation negli anni precedenti.

Alla fine ciò che si nota è triste:  i politici continuano a raccontare chiacchiere in discorsi come al solito ultra generici e prvi di logica; i bankers continuano a fare soldi, mettendo al primo posto quello che in inglese definiamo “Greed”, frase celebre in film come Wall Street, in cui si evidenzia in modo chiaro e palese il disinteresse di questi signori nei confronti del contesto economico sociale che subisce le loro azioni. Per loro “Money is Money, forget the rest”.

Adesso siamo viviamo in un paradosso: questi soggetti fanno più soldi grazie ai contributi dei  tax Payer e richedono di essere addirittura premiati. In mezzo a tutto ciò, le conseguenze negative sono vissute dalla gente normale, la maggior parte della polpolazione, la quale non può far altro che guardare e sperare che prima o poi un po’ di verità e chiarezza vengano a galla.

IL FINANZIAMENTO O LA LINEA DI CREDITO


Attenzione alle truffe

Attenzione alle truffe

Dando seguito al precedente articolo cerchiamo di dare qualche altra piccola informazione sul Mondo dei  cosiddetti “Squali”.Molto spesso mi sono trovato a dover affrontare questi temi:- apertura di una linea di credito- concessione di un finanziamento

La strategia che si usa in questi casi si concentra su una sola città, LONDRA. Questo perchè la capitale Britannica rappresenta il luogo privilegiato in Europa in termini di reperibilità di capitali finanziari, soprattutto grazie alla forte presenza di capitali stranieri e questo è un dato di fatto.
Sulla base di questo dato di fatto il Mondo degli squali propone una soluzione a pennello:

  • Costituire una LTD;
  • Dotarla di capitale, in misura anche molto elevata.

La LTD in Europa è un soggetto giuridico facile da costituire ed inoltre necessita di criteri differenti rispetto alle prassi italiane, legate al versamento di capitale minimo praticamente inesistente. Ciò vuol dire che le LTD non devono avere capitale minimo da versare, quindi possono essere costituite con milioni di Sterline di capitale sociale del quale non dovrà essere versato nulla.Questi squali si dimenticano però di dirvi che nel caso in cui qualcosa andasse storto, voi sarete interamente responsabili per il capitale dichiarato nella fase di costituzione, poiché tale capitale si identifica come un obbligo di cui dovrete rispondere verso i futuri creditori.

Gli Squali, agendo su una profonda differenza esistente tra le nomative Italiane e quelle Inglesi, legata alla differenza nel versamento di una quota percentuale minima rispetto al capitale indicato,  fanno ipotizzare al malcapitato cliente che ci debba essere stata di sicuro una transazione sul conto della società o un passaggio di denaro in ogni caso.

Bhè, cari signori, cercheranno sempre di vendervi a caro prezzo che una società con forte capitalizzazione in Inghilterra possiederà  la forza di farsi rilasciare:

  • Un finaziamento che voi potreste usare per risollevare la vostra posizione, in modo assolutamento libero;

OPPURE

  • L’apertura di una linea di credito poichè il vostro capitale sociale costituirà  garanzia di solidità della società.

In entrambi i casi, queste persone vi stanno mentendo e stanno solo cercando di estorcervi del denaro.

Questo posso testimoniarlo in prima persona perchè, anche in questo caso veniamo spesso contattati da persone che ci chiedono se sia possibile montare queste operazioni e  mi sono anche imbattuto direttamente in qualcuno di questi falsi professionisti che ci chiedevano di incorporare questo tipo di società, attribuendoci dei mandati per la formazione di società a forte capitalizzazione per cui si rifiutavano di dare ulteriori dettagli sulla natura della capitalizzazione. L’ unica informazione che si forniva  era legata alla loro abilità e capacità di creare contatti o essere in grado di reperire finanziamenti in Italia o altrove.

Questo significa che anche il sottoscritto non è stato in grado in prima battuta di capire l’inganno celato dalla ragione della costituzione,  rischiando di passare per uno di questi accattoni che si fa pagare decine  di migliaia di Euro e che come unico risultato fornisce una costituzione societaria che  non sarà  mai in grado di rispondere alle esigenze per cui un cliente paga una consulenza.

Cari signori, voglio offrirvi come la scorsa volta alcune raccomandazioni aventi come scopo quello di evitare di imbattervi in questi falsi professionisti:

  • Avvaletevi di società specilizzate e abilitate. Penso che l’unica cosa da fare sia quella di avvalersi di banche o professionisti affermati nel settore;
  • Preferite professionisti con studi propri. Attenzione pertanto ai service offices oppure al solito appuntamento presso il VOSTRO indirizzo. Gli squali dicono che si trovano sempre e per caso dalle vostre parti, giustificando con ragioni di lavoro e che quindi è meglio che l’appuntamento venga eseguito presso di voi;
  • Se vi parlano della questione LTD ditegli che per avere una linea di credito ci vogliono ASSET REALI che siano in capo alla società e che la società abbia esperienza ed una relazione conclamata con la banca. Pertanto chiedete come è possibile ricevere quanto promesso su una nuova società. Ma attenzione: lo stesso vale anche per le vecchie società offerte pronte all’uso. Non credete che una vecchia società con 1 o più anni di attività dalla costituizione abbia maggior valore; è la stessa cosa perchè nel 99,99% dei casi sarà sempre una società di tipo dormiente, ossia una società con zero operazioni di bilancio. Pertanto anche in questo caso chiedete come fa una società che non ha mai lavorato, anche se vecchia, ad essere finanziabile;
  • Chiedete quando vi parlano di questa Alta Capitalizzazione da dove questa esce fuori, se voi non avete tale capitale per coprire;
  • Chiedete se vi viene offerta società con capitalizzazione di un paio di Milioni di Sterline, come mai ve la fanno pagare intorno a 20/50Mila €. Fatevi spiegare se vi stanno regalando la differenza del capitale sociale;
  • Non cadete mai nella trappola: a meno che non abbiate posizioni aperte in Inghilterra o in altri paesi, la bance non comcederà mai dei finanziamenti per effettuare asquisti in Italia.

Sulla base di queste domande vedrete che la persona scapperà e non vi cercherà  mai più perchè la sicurezza dello squalo svanisce di fronte a tali domande argomentate e dirette. Quello che voglio raccomandarvi è di fare sempre particolarmente attenzione e di mettere da parte il problema  che avete al momento, cercando   di agire in modo logico. Ciò vuoldire avere un quadro chiaro di tutta un’operazione e delle parti coinvolte. In questo caso i VERI professionisti danno sempre le giuste risposte con prove ed evidenze; i truffatori spariscono.

Questo articolo, come il precedente, ha il fine di accrescere la credibilità e la dignità del mio lavoro che a causa di una lunga lista di imborglioni si trova ad essere considerato un’ attività ad alto rischio di truffa: un consulente italiano che  lavora all’estero finisce sempre per essere visto come un’imborglione dagli italiani stessi.
Ovviamente questo è seccante ed invito chiunque abbia dei dubbi o delle domande da rivolgermi a scrivermi direttamente. Vi invito a verificare che non tutti i consulenti fiscali Italiani all’estero sono dei truffatori ma che, nonostante le mele marce, ci sono ancora in giro seri professionisti.

Aviva Blogs Directory